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I ragazzi che si amano

Posted by Manu Mattos on 14.6.09 in


I ragazzi che si amano si baciano in piedi
contro le porte della notte
e i passanti che passano li segnano a dito

ma i ragazzi che si amano
non ci sono per nessuno
ed è la loro ombra soltanto
che trema nella notte
stimolando la rabbia dei passanti
la loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia

I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
essi sono altrove molto più lontano della notte
molto più in alto del giorno
nell'abbagliante splendore del loro primo amore.


Jacques Prévert

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Suppose

Posted by Manu Mattos on 12.6.09 in ,

suppose
Life is an old man carrying flowers on his head.

young death sits in a cafe
smiling, a piece of money held between
his thumb and first finger

i say "will he buy flowers" to you
and "Death is young
life wears velour trousers
life totters, life has a beard


(i say to you who are silent.--"Do you see
Life?" he is there and here,
or that, or this
or nothing or an old man 3 thirds
asleep, on his head
flowers, always crying
to nobody something about les
roses les bluets
yes,
will He buy?
Les belles bottes--oh hear, pas chères")

and my love slowly answered I think so. But
I think I see someone else

there is a lady, whose name is Afterwards
she is sitting beside young death, is slender;
likes flowers.

e.e. cummings

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i due occhi

Posted by Manu Mattos on 11.6.09 in ,

«Abbiamo due occhi. Con uno vediamo le cose del tempo, effimere, che spariscono. Con l’altro noi vediamo le cose dell’anima, eterne, che permangono». Così scrisse il mistico Angelo Silesio (pseudonimo di Johann Scheffler, 1624-1677, mistico e poeta tedesco - n.d.t.).

Nell’ambulatorio dell’oculista c’era affissa una stampa con la sezione anatomica dell’occhio. Scientifica. Vera. In quella notte lo stesso oculista s’incontrò con la sua amata. Guardando innamorato i suoi occhi e dimenticando la stampa attaccata alla parete del suo ambulatorio disse: «I tuoi occhi, mare profondo…».
Nell’ambulatorio, il medico non parlerebbe mai in questa maniera. Parlerebbe come uno scienziato. Ma gli occhi della sua amata lo trasformarono in poeta. Come scienziato, dice quello che vede con il primo occhio. Come innamorato, dice quello che vede con il secondo occhio. Ogni occhio vede correttamente a seconda del mondo a cui appartiene.
Il filosofo Ludwig Wittgenstein creò l’espressione «giochi del linguaggio» per descrivere quello che facciamo quando parliamo. Giochiamo con le parole… Vedi il gioco di parole chiamato «barzelletta». Quello che ci si aspetta da una barzelletta è che essa provochi una risata. Immagina, invece, che mentre tutti ridono, una persona chieda: «ma quello che hai raccontato è successo veramente?». A quel punto, lo guarderesti perplesso e penseresti: «Poveretto! Non sa che in questo gioco non ci sono verità. Solamente esistono cose ridicole». Andiamo, adesso, ad un altro gioco di parole, la poesia : «…e nel fondo di questa fredda luce marina, nuotano i miei occhi, due piccoli pesci, alla ricerca di me stessa». Qui la stessa persona contesta quello che dice il poema: «Ma questo non può essere vero. Se Cecilia Meireles si trovasse nel fondo del mare, affogherebbe. E poi gli occhi non sono pesci…». Pover’uomo… Non sa che la poesia non è un linguaggio per dire le cose che esistono. È, invece, un gioco per fare la bellezza. La scienza anch’essa è un gioco di parole. È il gioco della verità, dire il mondo com’è.
Succede che noi, esseri umani, soffriamo di «anomalie»: non riusciamo a vivere nel mondo della verità, nel mondo così com’è. Il mondo, così com’è, è molto piccolo per il nostro amore. Abbiamo nostalgia della bellezza, dell’allegria e, chi lo sa, dell’eternità. Desideriamo che l’allegria non abbia mai fine. Ma bellezza e allegria, dove si incontrano queste «cose»?. Esse non sono presenti nel mondo, a lato delle cose del mondo così com’è. Esse semplicemente non sono, esistono non esistendo, come i sogni, e possono essere viste solamente con il «secondo occhio». Chi le vede sono gli artisti. E se qualcuno, attraverso l’uso del primo occhio, obietta che queste non esistono, gli artisti rispondono: «Non ha importanza. Le cose che non esistono sono più belle» (Manoel de Barros). Infatti, i sogni, alla fine, sono la sostanza di cui siamo fatti.
È nel mondo incantato dei sogni che nascono le fantasie religiose. Le religioni sono sogni dell’animo umano che solo possono essere visti con il secondo occhio. Sono poemi. E non si può chiedere a un poema se ciò che racconta sia successo veramente… Gesù si muoveva in mezzo a cose che non esistevano e le trasformava in parabole, che sono storie che non sono mai successe. E nonostante la loro non esistenza, le parabole hanno il potere di farci vedere ciò che non abbiamo mai visto. Ciò che non è, ciò che non è mai esistito, ciò che è sogno e lapoesia ha il potere di cambiare il mondo. «Che sarebbe di noi senza l’aiuto dalle cose che non esistono?», si chiedeva Paul Valery. Leggo i poemi della creazione. Non mi spiegano niente circa l’inizio dell’universo e la nascita dell’uomo. Di ciò parlano gli scienziati. Ma essi mi fanno sentire amorevolmente legato a questo mondo meraviglioso in cui vivo e che la mia vocazione è di essere suo giardiniere…Leggo la parabola del Figliol Prodigo, una storia mai avvenuta. Ma nel leggerla i miei sensi di colpa spariscono e comprendo che Dio non tiene conto dei debiti e non tiene conto dei crediti…
Due occhi, due mondi, ognuno dei quali vede bene nel suo proprio mondo… Ma poi vennero i burocrati della religione e cacciarono i poeti e gli eretici. Dal momento che sono ciechi del secondo occhio i burocrati non riescono a vedere quello che vedono i poeti. E i poemi cominciarono ad essere interpretati letteralmente. E, così, quello che era bello divenne ridicolo. Ogni poema interpretato letteralmente è ridicolo. Ogni religione che pretende di avere una conoscenza scientifica circa il mondo è ridicola. Non ci sarebbero conflitti se il primo occhio vedesse bene le cose del proprio luogo e il secondo occhio vedesse bene quelle del suo. Conoscenza e poesia, così, dandosi la mano, potrebbero aiutare a trasformare il mondo.

Rubem Alves - Fonte © Cem Mondialità. Traduzione di Marco Dal Corso. http://www.cem.coop/rivista/aprile08/

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Clair De Lune

Posted by Manu Mattos on 10.6.09 in

Votre âme est un paysage choisi
Que vont charmants masques et bergamasques,
Jouant du luth et dansant et quasi
Tristes sous leurs déguisements fantasques.

Tout en chantant sur le mode mineur
L’amour vainqueur et la vie opportune,
Ils n’ont pas l’air de croire à leur bonheur
Et leur chanson se mêle au clair de lune,

Au calme clair de lune triste et beau,
Qui fait rêver les oiseaux dans les arbres
Et sangloter d’extase les jets d’eau,
Les grands jets d’eau sveltes parmi les marbres.

Paul Verlaine

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Ausencia

Posted by Manu Mattos on 6.6.09 in

Apenas te he dejado,
vas en mí, cristalina
o temblorosa,
o inquieta, herida por mí mismo
o colmada de amor,
como cuando tus ojos
se cierran sobre el don de la vida
que sin cesar te entrego.
Amor mío,
nos hemos encontrado sedientos
y nos hemos bebido toda el agua y la sangre,
nos encontramos con hambre
y nos mordimos como el fuego muerde,
dejándonos heridas.

Pero espérame,
guárdame tu dulzura.
Yo te daré también una rosa.

Pablo Neruda

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Shall I compare thee to a summer day? (Sonnet XIII)

Posted by Manu Mattos on 4.6.09 in

Shall I compare thee to a summer's day?
Thou art more lovely and more temperate:
Rough winds do shake the darling buds of May,
And summer's lease hath all too short a date:
Sometime too hot the eye of heaven shines,
And often is his gold complexion dimm'd;
And every fair from fair sometime declines,
By chance or nature's changing course untrimm'd;
But thy eternal summer shall not fade,
Nor lose possession of that fair thou owest;
Nor shall Death brag thou wander'st in his shade,
When in eternal lines to time thou grow'st;
So long as men can breathe, or eyes can see,
So long lives this, and this gives life to thee.

William Shakespeare

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When you come to me

Posted by Manu Mattos on 3.6.09 in

When you come to me, unbidden,
Beckoning me
To long-ago rooms,
Where memories lie.

Offering me, as to a child, an attic,
Gatherings of days too few.
Baubles of stolen kisses.
Trinkets of borrowed loves.
Trunks of secret words,

I cry.

Maya Angelou

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